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Booking e i gravi ritardi nelle certificazioni fiscali: cosa devono sapere le strutture ricettive
Nel corso del 2024 e dell’inizio del 2025, numerosi operatori del settore hospitality, in particolare hotel, B&B, agriturismi e case vacanze, hanno segnalato gravi ritardi da parte di Booking.com nell’emissione delle certificazioni fiscali legate alle commissioni e ai flussi economici gestiti tramite la piattaforma. La questione ha assunto dimensioni rilevanti in Italia, al punto da attirare l’attenzione di associazioni di categoria come Federalberghi, Confesercenti e Assoturismo Confcommercio, che in più occasioni hanno denunciato pubblicamente i disservizi e le ricadute operative sulle imprese del settore.
Secondo una nota pubblicata da Federalberghi nel febbraio 2025, molte strutture si sono trovate a dover chiudere il bilancio fiscale 2024 senza i documenti ufficiali di riepilogo da parte di Booking, in particolare le certificazioni relative alle ritenute fiscali sulle provvigioni trattenute, che rappresentano un documento essenziale per la dichiarazione dei redditi e per la tenuta della contabilità.
La questione riguarda direttamente le OTA (Online Travel Agency), ma si riflette sulle responsabilità contabili delle strutture partner. La Commissione Tributaria Regionale di Milano, in una recente sentenza (n. 194/2024), ha ribadito che l’omessa o tardiva comunicazione dei compensi percepiti da parte degli intermediari digitali non solleva la struttura ricettiva dagli obblighi fiscali. In altre parole: anche se Booking ritarda l’invio delle certificazioni, l’hotel o il gestore è comunque tenuto a rendere conto di quanto incassato tramite OTA.
A complicare ulteriormente la situazione, vi è il fatto che molte delle informazioni disponibili sul portale partner di Booking sono presentate in forma non ufficiale o frammentaria. I riepiloghi mensili o annuali scaricabili dal sistema non sempre coincidono con le somme effettivamente accreditate o trattenute, rendendo difficile – se non impossibile – effettuare una corretta rendicontazione.
L’obiettivo di questo articolo è fornire una panoramica chiara e aggiornata del problema, offrendo fonti affidabili, strategie concrete e una riflessione sul ruolo cruciale della digitalizzazione e degli strumenti gestionali nella corretta gestione fiscale di una struttura ricettiva.
Cos’è la certificazione fiscale di Booking
Booking, in qualità di OTA (Online Travel Agency), si comporta come intermediario tra la struttura e il cliente. Quando l’ospite effettua una prenotazione, Booking incassa il pagamento, trattiene la commissione prevista e versa il saldo alla struttura ricettiva. La piattaforma dovrebbe, a intervalli regolari – solitamente su base mensile o annuale – emettere una certificazione fiscale ufficiale che attesti l’ammontare delle somme incassate, delle trattenute operate e degli importi effettivamente versati.
Questa documentazione è fondamentale per la corretta tenuta della contabilità e per adempiere agli obblighi fiscali in modo trasparente. I dati contenuti nella certificazione sono indispensabili per la dichiarazione dei redditi, per il calcolo dell’IVA (quando dovuta) e per la redazione di un bilancio attendibile, soprattutto per le strutture soggette a regime ordinario o semplificato.
Cosa sta succedendo: ritardi, silenzi e difficoltà operative
Molti operatori del settore hanno segnalato un fenomeno ricorrente: la certificazione fiscale di Booking arriva in forte ritardo rispetto alle scadenze previste per la dichiarazione dei redditi o le comunicazioni IVA. In alcuni casi, i documenti non vengono forniti affatto oppure risultano incompleti, poco chiari o in contrasto con i dati presenti nella piattaforma.
La conseguenza è un blocco o un rallentamento delle attività amministrative della struttura. Commercialisti e consulenti si trovano a operare su dati parziali, obbligando i gestori a ricostruire manualmente i flussi economici mensili, spesso senza strumenti adeguati. Inoltre, il servizio clienti di Booking, se contattato, tende a offrire risposte generiche, senza fornire una tempistica certa per la risoluzione del problema.
Questo tipo di disservizio è particolarmente critico per le strutture che lavorano prevalentemente con clientela internazionale, per le quali Booking rappresenta una quota rilevante del fatturato annuo.
Quali sono i rischi per gli operatori del settore
La mancanza o il ritardo delle certificazioni fiscali comporta rischi concreti per le strutture ricettive. Il primo è di natura fiscale e sanzionatoria: un errore nella dichiarazione dei redditi o nell’invio delle comunicazioni IVA può generare richieste di rettifica, sanzioni pecuniarie o controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Il secondo rischio è amministrativo e gestionale. Quando i dati ufficiali non sono disponibili, la struttura può avere difficoltà nel determinare il proprio margine operativo, nel calcolare l’incidenza delle commissioni OTA, e nel definire le strategie tariffarie per l’anno successivo.
Infine, c’è un aspetto reputazionale e di affidabilità interna: una gestione finanziaria confusa o imprecisa può compromettere i rapporti con fornitori, soci e partner commerciali.
Come tutelarsi in modo pratico e professionale
Anche in assenza di documentazione ufficiale da parte di Booking, esistono strategie concrete che permettono di limitare i danni e mantenere una gestione ordinata e tracciabile. In primo luogo, è fondamentale scaricare regolarmente i report mensili disponibili nella sezione finanziaria del portale partner di Booking. Questi documenti, pur non avendo valore fiscale ufficiale, possono rappresentare una base utile per monitorare l’andamento delle entrate.
È inoltre consigliabile affiancare un consulente fiscale esperto del settore turistico-ricettivo, in grado di analizzare i flussi di prenotazione, commissioni e pagamenti per ricostruire un quadro affidabile in vista delle scadenze fiscali.
Nel caso di ritardi particolarmente gravi, si può anche valutare, in accordo con il commercialista, l’utilizzo di dati provvisori, accompagnati da una segnalazione formale del disservizio agli enti competenti, per documentare la buona fede della struttura.
Il ruolo strategico di un PMS nella gestione dei flussi da OTA
In questo scenario, dotarsi di un gestionale professionale (PMS) non è solo una scelta tecnica, ma una vera e propria esigenza strategica. Un software come Appho PMS consente di monitorare in tempo reale le prenotazioni provenienti da Booking e dagli altri portali OTA, registrando in modo preciso gli incassi, le commissioni, i pagamenti e tutte le informazioni rilevanti per la contabilità.
Grazie all’integrazione con i canali di vendita online, Appho PMS permette di confrontare automaticamente i dati generati dalla struttura con quelli forniti dalla piattaforma, riducendo drasticamente il rischio di incongruenze. In caso di ritardi nelle certificazioni ufficiali, il gestionale diventa un alleato prezioso per fornire al consulente fiscale dati coerenti, ordinati e verificabili.
Inoltre, Appho supporta la gestione documentale, la reportistica fiscale e l’archiviazione digitale, garantendo un controllo totale su ogni fase della gestione economica della struttura ricettiva.
Conclusioni
I ritardi nelle certificazioni fiscali da parte di Booking.com rappresentano un serio problema per molte strutture ricettive italiane. In un settore sempre più competitivo e regolamentato, l’assenza di documenti ufficiali può compromettere la stabilità fiscale e gestionale di un’attività.
È quindi essenziale adottare un approccio proattivo: dotarsi degli strumenti giusti, collaborare con professionisti qualificati e digitalizzare ogni fase della gestione amministrativa. Solo così sarà possibile affrontare con serenità le scadenze fiscali, anche in presenza di criticità esterne.
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